Tecnologia UV
Uno dei campi nei quali ci siamo specializzati è la formulazione e produzione di fotopolimeri per stampanti 3D aventi differenti tipologie di sorgenti tra i quali: sorgenti Visibili, sorgenti a Laser (SLA) e sorgenti (DLP). Nonostante quanto si possa credere non esiste l’inchiostro universale per ogni stampante 3D che possa garantire un’ottima qualità di stampa del modello e contemporaneamente una buona resistenza meccanica.
Per ottenere le prestazioni massimi in termini di caratteristiche meccaniche, qualità di stampa e affinazione dei costi, risulta necessario modificare le ricette chimiche delle resine, rendendole affini alla soluzione di stampa. I parametri costruttivi delle stampanti 3D che influiscono sulla corretta formulazione di una resina riguardano sorgente e sistema distaccante, la superficie di stampa infatti influisce enormemente sulla qualità dell’oggetto stampato.
La formulazione della resina è un’operazione complessa, vengono miscelati componenti diversi ognuno con una specifica funzione chimica. ProLab Materials progettata le resine a partire dalle materie prime (monomeri, oligomeri, diluenti, fotoiniziatori, additivi, filler, etc.), scegliendo ogni componente in base allo scopo da raggiungere ed evitando soluzioni commerciali premiscelate che potrebbero contenere elementi che creino disturbo per gli obbiettivi da ragiungere. La lista delle possibili combinazioni di materie prime è dell’ordine delle migliaia di migliaia e solamente un sapere maturato in anni può permettere di creare il prodotto ottimale per l’esigenza specifica del cliente.
Stampanti a Resina (SLA & DLP)
Le SLA e DLP, stampanti stereolitografiche a resina liquida, sono più costose delle FDM e generalmente vengono utilizzate a livello professionale, in quanto la qualità dei manufatti prodotti è maggiore e il design più versatile. Il loro principio di funzionamento si basa su resine fotosensibili. Queste resine sono costituite da una miscela di precursori reattivi, che reagiscono per formare un polimero solido quando vengono esposte al luce UV (fotopolimerizzazione). Questa reazione può essere controllata nel tempo e nello spazio in quanto si “accende” con la luce e si “spegne” al buio. Questa tecnologia viene sfruttata anche in altre applicazioni come ricostruzione delle unghie, il restauro dentale, la stampa su carta.
La macchina è composta da una vaschetta (vat) piena di resina liquida con all’interno una piattaforma mobile in altezza (sull’asse z), sulla quale verrà costruito l’oggetto. La fotopolimerizzazione viene attivata con un proiettore a luce ultravioletta (UV), che illumina selettivamente le sezioni dell’oggetto. Inizialmente la piattaforma si trova vicino al proiettore, ad ogni shot di luce la piattaforma si allontana e un nuovo velo di liquido di forma sullo strato appena formato. Generalmente è prevista una copertura trasparente arancione per schermare i raggi UV. Talvolta può essere integrato un fornelletto per la stabilizzazione dell’oggetto stampato.